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E questo libro è dedicato a tutti, anche a chi conosce superficialmente solo il Leonardo della Gioconda e abbia voglia di vedere cose nuove. Scoprirà che ben altri sono i veri misteri che si celano nei suoi disegni e che molto più profondo, serio e affascinante è ciò che finora è stato nascosto agli occhi dei più. Sono pochi gli studiosi che conoscono davvero Leonardo e i libri che presentano ricerche serie e approfondite sono difficili da leggere e da trovare, e comunque si limitano a presentare in larga parte con parole i disegni del Maestro.Questo volume rappresenta una novità: cerca infatti di parlare un linguaggio più accessibile e utilizza, con più di 800 illustrazioni inedite, il mezzo visuale proprio come propone Leonardo da Vinci, secondo il quale le immagini possono dire più cose delle parole e arrivare più velocemente alla mente di chi le osserva.
Chi invece già conosce qualcosa in più sul grande Genio, e sa che ci sono oltre 5mila manoscritti di progetti e disegni (ed è quindi al corrente del fatto che il carro armato o l’elicottero sono solo chimere vendute ai turisti vinciani in mostre e documentari superficiali), nelle pagine che seguono troverà un nuovo approccio di ricerca e di divulgazione con ricostruzioni fisiche e ipotesi inedite su alcuni dei più misteriosi e controversi argomenti: l’automobile, il leone meccanico e il cavaliere robot di Leonardo. Prima di affrontare questi tre argomenti è però utile fornire le basi per comprendere la meccanica vinciana. Dopo un’introduzione sulla storia e sulla classificazione moderna dei robot si affronteranno gli elementi base della meccanica studiata e proposta dallo stesso Leonardo.
Con questi strumenti, gli stessi che si usano nei moderni robot, verificheremo nuove ipotesi su quella che è stata erroneamente considerata per anni l’automobile di Leonardo, scoprendo che si tratta di qualcosa di diverso. Il secondo soggetto trattato è il famoso e perduto leone meccanico con la sua inedita ricostruzione. Infine, affronteremo i numerosi misteri che si celano nei quattro documenti che “dovrebbero” nascondere un soldato meccanico e che ci mostreranno invece ben più del robot per antonomasia.
Nel popolare romanzo e film Il Codice da Vinci si raccontano fantastiche ricerche di oggetti perduti seguendo indizi e codici misteriosi. Non scordiamo il fatto che, mentre queste storie si basano su ipotesi fantastiche e spesso errate, i documenti, i misteri e i codici vinciani che affronteremo ora passo dopo passo sono reali. Questo rende estremamente affascinante ed emozionante un nuovo approccio che potremmo definire “archeologia vinciana multimediale”.
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Capitolo 2 > La meccanica di Leonardo
Nell’inverno del 1964-1965, in uno scaffale della Biblioteca Nazionale di Madrid (in Spagna), furono scoperti due manoscritti di Leonardo. In realtà, il ritrovamento era il frutto di una lunga ricerca. I due preziosi reperti erano andati perduti a causa di un errore d’archiviazione commesso più di un secolo prima. Erano in Spagna sin dal diciassettesimo secolo, nelle mani di un nobile, Juan de Espina che, alla sua morte nel 1642, li lasciò al re di Spagna. Dal Palazzo Reale passarono alla Biblioteca Reale poi diventata Biblioteca Nazionale.Con la loro pubblicazione nel 1974, il mondo, in particolare quello scientifico e degli esperti, fu travolto da una preziosissima fonte di materiale vinciano inedito. È la prova che su Leonardo c’è sempre qualcosa da scoprire e che le novità possono essere sconvolgenti. ...
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Capitolo 3 > L'automobile di Leonardo
Prima di analizzare approfonditamente il foglio 812r del Codice Atlantico, ovvero quello su cui è stata scoperta la cosiddetta “automobile”, è utile capire quali e quanti mezzi di trasporto Leonardo abbia progettato e perché. Sarebbe sbagliato affrontare un progetto vinciano analizzando un solo manoscritto, senza quindi conoscere tutti gli altri. Si commetterebbe lo stesso terribile errore degli organizzatori di mostre improvvisate quando per esempio presentano la famosa “bicicletta di Leonardo”, che ricavano dal foglio 133v del Codice Atlantico non considerando che non si tratta affatto di un progetto vinciano.
Escludendo i carri falcianti e quelli da guerra, Leonardo ha disegnato alcuni carri e mezzi di trasporto i cui progetti e indizi sono sparsi in molti suoi disegni. I suoi carri sembrano appartenere a un’unica categoria: quelli per il trasporto di oggetti pesanti, non di persone. Del resto nel XV secolo non c’era l’esigenza di realizzare un’automobile
come la concepiamo oggi: esistevano i cavalli e i buoi, efficienti, veloci e poco costosi. Il problema, invece, era il trasporto di colonne, campane o cannoni di enormi dimensioni. Nei disegni del 1470 di Francesco di Giorgio Martini sono presenti numerosi progetti di carrelli meccanici, per il trasporto di materiale pesante, obelischi e colonne...
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Capitolo 3 > Anno 2007: tabula rasa
Spesso si commettono errori d’interpretazione e nuove scoperte superano quelle passate, lo dimostra la storia dell’automobile che abbiamo raccontato. Calvi, Canestrini, Galluzzi, Marinoni, Pedretti, Rosheim, Semenza, Taddei, Uccelli, Zanon e molti altri hanno affrontato e affronteranno il misterioso foglio 812r.
Ognuno ha aggiunto e cambiato qualcosa allo scopo di capire quale fosse stato il vero progetto di Leonardo. Dagli errori si deve imparare, ma ancora di più si deve avere il coraggio di mettere in discussione le proprie idee e, se necessario, cambiare opinione, ponendosi nuove domande e tentando di correggere anche le proprie conclusioni precedenti.Dal 2004 al 2006, dopo la meravigliosa esperienza di collaborazione milanese/fiorentina, abbiamo realizzato nei laboratori di Leonardo3 diversi prototipi dell’automobile per trovare la soluzione definitiva di ogni meccanismo, migliorando quelli che si inceppavano.
Diversamente da quanto fatto da Mark Rosheim, che ha realizzato un prototipo “moderno” con una certa libertà d’interpretazione, abbiamo seguito la strada “storicamente” corretta iniziata con Paolo Galluzzi e Carlo Pedretti. Le forme, gli ingranaggi e i materiali devono essere quelli che Leonardo aveva a disposizione nel XV secolo. Per questo ogni prototipo veniva e viene sempre confrontato con la meccanica vinciana e vincolato a forme, materiali e tecnologia di allora. Nonostante quanto detto e fatto nel 2004, il meccanismo programmabile sterzante nei nostri esperimenti non ha mai dimostrato di funzionare correttamente.
L’esperienza, che Leonardo considera fondamentale e madre di ogni certezza, ha anche escluso le complesse traiettorie programmabili ipotizzate da Rosheim ovvero un utilizzo estremo delle camme/petali. La seconda ruota quindi non dovrebbe essere messa in relazione con il ruotino sterzante e, riguardando oggettivamente l’812r, non se ne trova traccia. Il sistema che parte dalla seconda ruota è quindi gemello speculare della prima. Per impostare una traiettoria all’automobile, rettilinea o curva, risulta molto più comodo ed efficiente fissarla nella posizione voluta. Questo ripensamento, dovuto all’esperienza sui numerosi modelli e sull’osservazione dei disegni, ridona un alone di eterno mistero ai disegni vinciani e ci obbliga a un’altra domanda:
e se ci fossimo sbagliati?
Osservare a lungo l’originale del foglio 812r presso la Biblioteca Ambrosiana è stato fonte d’ispirazione… Il disegno superiore può essere ancora “rivisto”? Perché non potrebbe
esserci una molla anche lì? La geometria dei meccanismi non è perfettamente simmetrica, per un errore di disegno frettoloso? Nel disegno principale inferiore c’è qualche nuovo indizio di meccanismo mai considerato? .... .... (continua)
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Capitolo 4 > Un omaggio al re di Francia
Leonardo, da grande osservatore del mondo, scrive brevi note su moltissimi animali.
A proposito dei leoni sottolinea particolari come il fatto che tengano retratte le unghie sino a quando non sono sulla preda, che la leonessa abbassa gli occhi dinanzi alle armi e che questi animali temano “lo strepito delle vote carrette e simile il canto de’ galli”. Addirittura, per sostenere il concetto della superiorità dell’odorato negli animali rispetto agli uomini, Leonardo scrive: “Ho veduto nella spezie leonina, nel senso dell’odorato avere parte della substanzia del celabro, discendere in assai capace ricettaculo contro al senso dello odorato, il quale entra in fra gran numero di sacculi cartilaginosi, con assi vie contro l’avvenimento del predetto celabro”.
Si tratta di testimonianze che lasciano presumere non solo la sua osservazione diretta di questi felini, ma addirittura il fatto che li abbia sezionati. È plausibile che possa averli studiati a Firenze, negli ultimi mesi del 1513, dove (dietro il palazzo della Signoria) si trovava il serraglio dei leoni. Ancora oggi la strada che va da piazza san Firenze alle Logge del Grano si chiama via dei Leoni.Di quello che oggi noi considereremmo il robot per antonomasia, un leone in grado di camminare da solo e aprire il petto, non ci è giunto però nulla a opera di Leonardo.
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Capitolo 4 > Il mistero dei due leoni
Come abbiamo visto, affrontare questo automa è difficile perché non esistono documenti di Leonardo che facciano riferimento chiaro e diretto al progetto. Rimangono solo pochi indizi, il che rende la ricostruzione ancora più misteriosa e affascinante. Di questo leone sono state anche ipotizzate delle fantasiose rappresentazioni grafiche, spesso disegnandolo dorato e in piedi con i gigli che scendono dal petto aperto di fronte al re di Francia.
Quel che è certo è che non esiste nessuna testimonianza diretta. Vasari, Lomazzo e Buonarroti riportano tutti racconti di altri. Pertanto quel che hanno scritto non va necessariamente preso alla lettera e non aiuta più di tanto nel tentare una ricostruzione corretta.In ogni caso, leggendo le loro parole (vedi figura 4.6 e vedi pagina 166) è solo nella Descrizione delle felicissime nozze... del Buonarroti che si parla di un leone che si alza in piedi. E in questo caso si tratta di un secondo leone, non di Leonardo, costruito per questa celebrazione del 1600. Riteniamo quindi più corretto, nel tentare una ricostruzione dell’automa di Leonardo, non prendere in considerazione il fatto che si alzasse in piedi.
Quel che si può riassumere incrociando le testimonianze è che questo robot doveva assomigliare esternamente a un leone, poteva muoversi in avanti forse imitando la camminata di un felino e sicuramente funzionava tramite ingranaggi. Una volta terminato il suo spostamento, doveva mostrare o far cadere a terra alcuni fiori, probabilmente contenuti in un vano anteriore o nella bocca.
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Capitolo 5 >Si racconta di un misterioso robot…
Gli automi ebbero una fase di grande sviluppo in seguito alla riscoperta della cultura greca durante il Rinascimento. Oltre ai progressi nella filosofia della scienza e in discipline come astronomia, matematica e geometria, ci furono diversi avanzamenti
tecnologici. La riscoperta degli scritti di scienziati come Ctesibio ed Erone di Alessandria, così come quelli di Filone di Bisanzio, fortunatamente conservati a opera degli arabi e dei bizantini, ebbe sicuramente influenza sugli studiosi rinascimentali.
È ormai entrato nell’immaginario comune che tra i tantissimi progetti di Leonardo ci sia anche quello di un “cavaliere meccanico”. Il primo a identificarlo nascosto tra i disegni vinciani è stato Carlo Pedretti, nel 1957. Nel 1974, a firma di Ladislao Reti, il cavaliere meccanico viene citato nuovamente, nell’edizione da lui curata del Codice Madrid. Per arrivare a un tentativo di ricostruzione, bisogna attendere il 1996: Mark Rosheim pubblica infatti un suo studio e poi collabora con l’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, che in una sua mostra dedicherà così una sezione al robot studiato da Rosheim. Ma sarà solo nel 2002 che Rosheim costruirà un modello fisico completo, per un documentario della BBC. Da allora, in molte mostre e musei di modelli vinciani si può trovare una copia di un soldato con rotelle chiamato “il robot di Leonardo”. Gli studi sull’argomento riferiscono che i manoscritti del progetto del robot di Leonardo si trovano nel Codice Atlantico, soprattutto sul foglio 579r.
Ulteriori ricerche individuano anche i fogli 1077r, 1021r e 1021v come possibile fonte dei meccanismi di questo misterioso robot umanoide. Quel che presentiamo in questo capitolo è un esempio di un nuovo approccio ai manoscritti vinciani serio e approfondito. Invece di limitarci a copiare i riferimenti e i progetti dagli studi fatti finora, si è ripartiti da zero per capire veramente cosa si nasconda in questi tre fogli, che col passare del tempo sono ormai considerati genericamente “gli ingranaggi del robot”.
Osservando sommariamente o per la prima volta questi manoscritti se ne ricava un senso di spaesamento: ci sono tanti soggetti confusi e certo non si identifica il progetto del robot. È difficile anche individuare il verso con cui guardare i fogli, tanto che spesso vengono proposti capovolti. I fogli che analizziamo presentano un vero e proprio rompicapo. I disegni sono apparentemente confusi...
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Capitolo 5 >Analisi ipertestuale degli indizi
Abbiamo analizzato tutti i 174 soggetti (25+49+53+47) presenti nei quattro fogli in modo oggettivo e forse anche noioso. Ma proprio questa analisi è di fondamentale importanza per un corretto lavoro di filologia
macchinale.
Dobbiamo cercare di comprendere questi fogli in modo da capire quali siano veramente i disegni del robot senza considerarli genericamente degli ingranaggi come spesso è stato fatto. Abbiamo
infatti scoperto che la maggior parte dei disegni rappresenta tutt’altro e sono pochi i veri indizi. Questo lavoro ci porterà a scoprire che forse non c’è un solo robot e che in questi disegni si nasconde qualcosa di
nuovo, mai studiato finora.
La filologia macchinale, lo studio corretto e scientifico delle macchine, è in Leonardo ipertestuale. Questa definizione è moderna, nasce nel 1965 e il modo più semplice per comprenderla è di associarla a Internet, dove la navigazione tra le varie pagine salta, tramite link, da una parte all’altra tramite rimandi e collegamenti.
La mappa di navigazione ipertestuale non è lineare (da un punto a un
altro), ma a forma di ragnatela (il Web di www). Leonardo è per
definizione “ipertestuale”: è il primo nella storia della scienza a utilizzare questo modo di progettare e di studiare. Come abbiamo visto, infatti, i suoi disegni hanno numerose relazioni tra vari documenti. Persino all’interno della stessa pagina, che sembra confusa e incomprensibile, ci sono dei collegamenti ben precisi tra gli oggetti. I soggetti pensati e disegnati da Leonardo comprendono tutta la scienza e l’arte rinascimentale e tutto è collegato come in un grande ipertesto composto da più di 5 mila pagine(1) dense di disegni e testi.
L’elenco delle numerose relazioni tra i disegni che partono solo dai quattro fogli che abbiamo esaminato sarebbe lungo e difficilmente incomprensibile se realizzato tramite uno scritto. Leonardo stesso dimostra e scrive quanto sia più utile un disegno per spiegare soggetti complessi (vedi citazione a pagina 326), ma soprattutto è indispensabile per riuscire ad averne un quadro complessivo, altrimenti impossibile.
Che sia un cuore umano, una macchina o uno schema come il nostro, le immagini sono molto più potenti e immediate delle parole ed è per questo che anche questo libro presenta nuove e numerose immagini in spirito vinciano, in modo tale da poter capire i meccanismi solo osservando gli schemi e le immagini 3D.
.... (continua)
Capitolo 5 >La costruzione del cavaliere
Durante gli studi sui robot di Leonardo abbiamo realizzato alcuni modellini per verificare le ipotesi sul suo funzionamento. Per quanto riguarda il foglio 1077 e il cavaliere robot, anche i modelli hanno dimostrato la difficoltà a ipotizzare d’inserire il meccanismo a orologeria nel robot, dal momento che non funziona e non
è in grado di gestire la forza necessaria ai movimenti.
Per il planetario scoperto nel 1022v, il modello ha dimostrato il funzionamento a epiciclo dei pianeti. Per quanto invece riguarda il soldato robot del foglio 579, i modellini hanno verificato la fattibilità del progetto e si è passati alla progettazione e alla realizzazione di un vero modello in scala 1:1. Il progetto è stato diviso in tre team, che si sono occupati rispettivamente dell’alabarda, dell’armatura e della struttura meccanica a carrucole, per poi convergere nell’assemblaggio finale.
è disegnata sul foglio 576, è fondamentale per l’aspetto aggressivo del soldato.
È stata scelta una delle tante alabarde disegnate dallo stesso Leonardo, una delle più complicate da costruire. È la prima in alto a sinistra nel foglio del Codice Ashburnham a1r. Ha una struttura a
simmetria radiale e al centro le lame si incrociano nove volte, ricordando i nodi vinciani e gli affreschi della Sala delle Asse del Castello Sforzesco. L’alabarda è stata realizzata a mano con ferro battuto e l’incrocio delle parti centrali è stato molto difficoltoso.
Il risultato finale però è ottimo: non solo ha un aspetto aggressivo ed elegante allo stesso tempo, ma proprio la struttura a incroci la rende strutturalmente molto robusta.
.... (continua sul libro)
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